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Il paradosso del referendum (2016)

If you don’t understanding me, you don’t know where we livello. If you don’t know it, you will continue to vote wrong. But this don’t meaning that is good – like “you gotta pay to learn” or “you learn by making mistakes” – this meaning that you are learning to take the wrong way. So for you and your people: “learning is a mistakes” ! 

– be a revolution and there’s no istitution could figth your power! A.C.

Tutto quello che è irreale è reale. Tutto quello che è reale è irreale.

Avendo un approccio “fantastico” o “fantasioso”, ma comunque esaltante, dell’analisi della politica  odierna, una nuova logica, quella dell’assurdo, si pone come categoria caotica per unificare gli eventi e mettere ordine a questa esperienza che oggi gran parte di noi sta vivendo, sta percependo, sentendo e capendo.

L’assurdo in cui trovo l’essenziale logico è che non l’esito del referendum 2016 determinerà la storia,ma bensì, è l’incertezza del voto che sta alla base del referendum, che ha già determinato l’evento empiricamente che sarà ricostruito, fotografato e osservato al di là dell’esito referendario è solo dopo lo scrutinio e risultati. 

La reale situazione, che per molti sta nell’irreale, per me è evidentissima, chiara e cristallina, tolto un certo velo che fa ombra sugli eventi e li giudica: senza giudizio, senza schierarsi, insomma, da una parte o dall’altra, ogniuno potrà convenire alle mie stesse considerazione:

l’incertezza del voto è ciò che oggi stiamo sperimentando e vivendo ed è quello che siamo politicamente e individualmente, la causa e l’effetto concatenati e concatenanti il futuro e il passato. Il Reale. Invece, ciò che non succede, che non si sta vivendo – non solo perché si trova nel futuro – è il risultato del referendum che non costituisce un evento determinante, ma altro non è che la osservazione, la quantificazione, la qualificazione, il metro e la misura dell’ incertezza del voto – unico dato REALE- . 

L’esito del voto ( quanti Sì quanti NO ) è irreale, non è un evento non esiste senza il soggetto che lo osserva e lo determina, soggetto – e quindi anche la determinazione –  che è formato ed è formante l’intcertezza del voto: chi spera che nell’esito delle votazioni ci sia un cambiamento o non ci sia affatto – obbligato ad aggiungerlo dato che in questi termini si è spettacolarizzato il referendum – ha già vissuto l’esito del cambiamento e non potrà sperimentare altro se non – rispettivamente alla scoperta di appartenere alla maggioranza e alla minoranza – situazioni puramente sentimentali e sensoriali di estasi o angoscia. Estasi per aver appreso di risiedere in una certa maggioranza e ciò leggittima la sua personale interpretazione del ruolo del vincitore, e per la piena consapevolezza di esprimere la propria opinione senza andare contro l’opinione del “gruppo” più numeroso. Oppure, angoscia e la considerazione di aver perso ( e non si sa che cosa si sia andata persa se non l’opportunità di “essere” un vincente presso un perdente), la considerazione di poter cadere in una spirale del silenzio quando gli “altri” ne parlano, la perdita di quel processo deduttivo a priori che configurava una tragedia qualora si sarebbe manifestata la sconfitta.

Va da sè che ciò scritto pocansi è lo stato d’animo che l’elettore prova nell’osservazione di un esperimento già compiuto che è appunto l’incertezza del voto. Al risultato soltanto, c’è un distacco del soggetto dall’evento è tutto ciò che prescinde dall’unità si troverebbe in un campo definito irreale, ossia che non si verifica e non si oggettivizza, ma rimane un’ipotesi. Un’ipotesi che si andrà a destrutturarsi contando all’indietro i voti e i votanti fino all’analisi a posteriori di cosa ha determinato l’incertezza di voto. 

In conclusione, l’incertezza di voto, è l’unico dato reale ed è l’unica realtà che si sta compiendo e ne misureremo gli effetti, ne quantiferemo le cause solo al suo compimento che sta nell’esito del referendum, il quale, badate bene, non produrrà cambienti, ma è solo una misurazione di un cambiamento già in atto e potenziale nell’incertezza di voto.  Per dare un immagine sarei incentivato a proporvi l’esempio del bicchiere rotto: se ne contano i pezzi, si prova a riassemblarlo pezzo a pezzo, si indaga circa il suo punto di rottura e da dove sia precipitato; si ritorna indietro nel tempo fino a ricostruire le condizioni che hanno provocato l’evento: la caduta. 

Questo è il referendum: una serie di dati che ci daranno con certezza la misura e la qualità dell’incertezza di voto.

Autore:

Io e la mia ragazza parliamo tanto. Tesi come due corde di violino tra un ponte e una chiavetta. Ognuno dice la sua, ognuno suona la sua nota preferita, ma alla fine, l'importante è accordarsi. Questo blog raccoglie le mie teorie, i miei toni, i miei suoni, i miei migliori giri di parole per dirle quello che, ancora, non le ho detto. Insomma, questo è per Fede!

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